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"Come rane intorno a uno stagno", disse Platone.

Il Mediterraneo, nostra fonte di vita, da quasi dieci anni sta diventando fonte di morte per coloro che, dalla Libia, in mano ai trafficanti, giungono in Europa, in Italia. Perché?

Nel Bel Paese non potrebbe essere più scottante il problema della migrazione. In tanti si riempiono la bocca di parole e giudizi al riguardo, noi NON faremo così. Piuttosto, in questo nostro primo appuntamento andremo alla radice della questione. Come si è arrivati a questo punto? Come si è giunti a dover cercare di gestire una mole enorme di esseri umani mandati senza ordine alla deriva?

La risposta è in Libia: è da qui che parte la maggior parte dei barconi che approdano alle nostre coste. Nel 2011, alla fine della prima guerra civile libica, muore il dittatore Ghedda; la Libia è una nazione confusa, dove il nuovo governo, il Consiglio Nazionale di Transizione, non riesce a centralizzare il potere fra tante fazioni litigiose.

Nel luglio del 2012 i Libici votano e il consiglio di transizione viene sostituito dal Congresso Nazionale Generale, a cui viene adato il compito di formare un nuovo governo. In Libia ci sono due forze, una liberale e federalista, l'altra islamista. Il generale Khaliki Haftar, esponente della prima fazione, lancia il 16 Maggio 2014 un'operazione militare contro milizie islamiste, e la data viene oggi convenzionalmente utilizzata per indicare l'inizio della seconda guerra civile libica.

Il 26 Giugno, durante le elezioni, solo il 18% della popolazione libica si reca alle urne: le strade sono poco sicure. I risultati, annunciati dalla Commissione delle elezioni libiche, indicano una vittoria dei liberali sugli islamisti, e il Congresso Nazionale si scioglie per dare spazio al neonato governo che dovrebbe ora formare un Parlamento. Il Parlamento si trasferisce a Tobruk, nell'Est del Paese, per indicare la loro presenza nella Libia orientale, ancora molto instabile per via della precedente guerra. Tuttavia una buona parte degli islamisti secede dal governo e lancia l'operazione Alba Libica, e nel 13 Luglio 2014 essi cominciano la conquista della capitale Tripoli.

Il 23 Agosto la conquista è compiuta e due giorni dopo un secondo governo di matrice islamista opposto a Tobruk nasce a Tripoli. Nel Marzo 2015 Tobruk consolida la posizione di Haftar nominandolo capo del ricostituito esercito nazionale libico. Fra i governi opposti di Tobruk e Tripoli, la comunità internazionale appoggia il primo, vincente le elezioni, mentre l'ONU pone l'accento sulla necessità immediata di costituire un unico governo nazionale. Il 3 Ottobre una terza forza entra in gioco in Libia impadronendosi della città di Derna: l'ISIS. Il sedicente califfato islamico, oltre alla ideale e altamente retorica intenzione di conquistare l’intero mondo arabo e di, eventualmente, convertire l’intero pianeta all’islam, entra in scena (fronteggiando sia Tobruk che Tripoli) in Libia per avere solidi avamposti di ritirata, viste le pesanti sconfitte che sta subendo in Siria e Iraq. L’8 Febbraio l’ISIS entra a Nofaliya, a est della città libica di Sirte, mentre il 13 Febbraio si impadronisce della suddetta città, che fungerà assieme a Derna da suo avamposto libico principale. Qui a Sirte il sedicente stato islamico si impadronisce di una tv e due radio locali per veicolare l’opinione pubblica a suo vantaggio, una strategia mediatica già utilizzata in precedenza. A riprova di ciò il 15 Febbraio viene pubblicato un video in cui 14 egiziani della chiesa copta egiziana vengono giustiziati portando a un’entrata in scena dell’Egitto nel conflitto a favore del governo liberale di Tobruk, che bombarda le basi dell’ISIS a Derna. In questo clima di caos e tensione avviene il 18 Aprile 2015 probabilmente il più grave incidente finora verificatosi riguardo la tutt’ora in corso crisi dei migranti: la tragedia del canale di Sicilia. Di notte un’imbarcazione eritrea al largo della costa libica si rovescia, nonostante il tentativo di salvataggio da parte di un peschereccio portoghese, causando 58 morti, 700 o 900 dispersi, e con solo 28 sopravvissuti. Il tragico evento è l’impulso che porta all’operazione militare europea Sophia per combattere i trafficanti di migranti.

Verso la fine di Maggio gli jihadisti dell’ISIS si espandono a ovest e sud di Sirte ai danni del governo islamista di Tripoli, conquistando l’aeroporto militare di al-Gardabiya e il villaggio di Harawa, ma le loro vittorie vengono controbilanciate dalla perdita della loro prima roccaforte in Libia, Derna, per mano di milizie islamiste. In tutto questo, nel corso del 2015, l’ONU aveva continuato la sua politica di costruzione di un unico governo portando svariate volte al tavolo delle trattative Tobruk e Tripoli, che però si erano sempre dimostrati recidivi; l’8 Ottobre le Nazioni Unite incaricano Fayez al-Sarraj di formare un nuovo governo e di ottenere la fiducia dei due parlamenti rivali, ma il 17 dicembre, al firmare l’accordo di pace, per via delle continue divisioni non ci sono voti favorevoli da parte di Tobruk e Tripoli, che incominciano così a venir sanzionati dall’ONU per ostacolare la creazione di un nuovo unico Parlamento. Mentre le nuove offensive dell’ISIS (conquista del villaggio di Ben-Giauad nel Gennaio 2016 ed altre) rendono sempre più probabile un intervento militare occidentale effettivo in Libia, il 19 Gennaio a Tunisi Fayez annuncia la formazione di un governo di 32 membri, pronto a stabilizzare la Libia, e che richiede l’immediata adesione di Tobruk e Tripoli alla causa: il Governo di Accordo o Unità Nazionale, tanto desiderato dalle Nazioni Unite. Sulla base del sostegno espresso da un centinaio di deputati della Camera dei rappresentanti, nonostante la mancanza di un voto formale di fiducia da parte del parlamento di Tobruk, il 12 Marzo 2016 il GNA (Governo di Accordo Nazionale) chiede alla comunità internazionale di interrompere gli accordi con tale parlamento, ed il 30 Marzo Serraj giunge via nave al porto di Tripoli. A seguito di nuove, dure sanzioni dell’ONU ai due governi rivali per non riconoscere l’autorità del GNA, il 5 Aprile il parlamento islamista di Tripoli si scioglie, mentre il generale Haftar si ostina a negare la fiducia.

Per tutto aprile ed oltre, le varie milizie islamiste passano dalla parte del governo delle Nazioni Unite, che, come prima mossa, più che andare contro Tobruk, preferisce occuparsi della questione ISIS. Vengono riprese le cittadine di Ben Giauad e Nofaliya, e ci si si avvicina sempre più a Sirte, roccaforte dello Stato Islamico. Il 4 Giugno anche l’aeroporto di Al-Ghardabiya è nuovamente sotto controllo, insieme a sempre più territori col passare dei giorni, e il 9 Giugno le milizie sotto l’egida del GNA entrano a Sirte, iniziando un lungo assedio. Si tratta di un risultato sorprendente, dato che nel giro di tre settimane l’ISIS perde quasi tutti i suoi avamposti libici.

Il 17 Luglio, un evento di estrema rilevanza accade: le milizie islamiste di Bengasi, ora sotto il controllo del GNA, colpiscono un elicottero che pensano appartenga alle forze di Haftar, uccidendo tre soldati francesi! E’ così rivelato che la Francia stava segretamente supportando Tobruk, scoperta non di poco conto, su cui ritorneremo dopo, in quanto in tal modo Parigi viene meno agli accordi internazionali.

La situazione dell’ISIS intanto si fa sempre più critica: il 1 Agosto gli Stati Uniti cominciano a bombardare

Sirte, ed il 10 Agosto il GNA prende il quartier generale degli jihadisti dell’ISIS, che si vede costretto a ritirarsi nei quartieri residenziali. Ed ecco che, dopo mesi di assedio, il 6 Dicembre il GNA dichiara di aver completato la conquista di Sirte: il sedicente Stato Islamico non possiede più alcun territorio in Libia. L’11 Settembre 2016, tuttavia, era avvenuto il primo grande scontro tra Tobruk e GNA, in quanto il primo aveva lanciato un attacco contro i porti strategici (per via del petrolio) di Sidra, Ras Lanuf, Brega e Zueitina, sottraendone il controllo al secondo; il 18 Settembre l’Esercito Nazionale Libico di Haftar aveva preso anche Ben Giauad. Ad aumentare la forza di Tobruk ci pensa il sostegno della Russia, che ad esempio aiuta a bombardare Bengasi. Nonostante nel Marzo 2017 il GNA riprenda i porti di Sidra e Ras Lanuf, le forze di Haftar continuano ad assediare Bengasi; a partire dall’8 Maggio, dopo aver preso il quartiere di Ganfouda, iniziano una serrata lotta alle varie milizie dei restanti quartieri, fino alla completa presa di Bengasi il 5 Luglio.

Tornando alla Francia, è probabile che il sostegno al governo di Tobruk sia un mezzo per destabilizzare l’Italia, che nella gestione della questione libica ha un ruolo principe. E’ anche vero che possa essere arduo decretare quale sia il governo più legittimo: infatti, seppur non parteciparono tutti i libici, il parlamento di Tobruk venne eletto dal popolo nel 2012, a dierenza del GNA, che è stato creato per volontà diplomatica delle Nazioni Unite, e tuttavia è quest’ultimo il governo che cerca di portare la pace al paese nordafricano.

In ogni caso, per distogliere l’attenzione dalle intenzioni di Parigi, il presidente francese Macron ospita, il 25 luglio, un vertice tra ONU, Haftar e Sarraj, che giungono ad un accordo comune su delle nuove elezioni presidenziali. Il 29 Maggio 2018 viene decisa una data riguardo le elezioni, che si terranno il 10 Dicembre 2018; invitiamo tutti a tenere a mente questo giorno, che si potrebbe rivelare di fondamentale importanza per la a noi soprattutto cara risoluzione di questo secondo conitto libico. Alla luce di tutte queste informazioni è innegabile che il paese separato da noi dal mare Mediterraneo versi in una situazione di caos incontrollabile, e ancora oggi, mentre leggete, milizie rivali guerreggiano. Sarebbe quindi impossibile pensare che la migrazione proceda a gonfie vele e che vi siano determinati controlli. Per darvi un’idea finale, vorremmo portarvi dei dati riguardo gli sbarchi in Italia nel biennio 2014-2015, molto critico, in cui scoppiò la seconda guerra civile libica: ci furono 170.100 sbarchi nel 2014 di siriani (42.323) ed eritrei (34.329), e 153.842 nel 2015, prevalentemente di eritrei (38.612), nigeriani (21.886) e somali (12.176). Si spera che il 10 Dicembre si possa trovare un accordo per il bene non solo dei poveri libici, ma dei migranti, degli italiani, degli europei.

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