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In una società che le considera inferiori, le donne hanno sempre lottato per affermare i propri diritti e la propria identità. Ed è proprio grazie a queste lotte che l'emancipazione femminile ha fatto enormi passi in avanti; tuttavia, oggigiorno in tutto il mondo le donne continuano a scontrarsi con una mentalità sessista che non gli lascia abbastanza spazio. Sognare di diventare ciò che si vuole non è sempre facile, poiché molto spesso, il ruolo attribuito alla donna è solo quello di moglie-madre. Il passato come il presente, però, ci insegnano che la donna può essere, oltre a questo, anche molto altro.

La storia, infatti, è piena di donne che l'hanno rivoluzionata; ma qualunque fosse l'importanza delle loro scoperte, l'audacia delle loro avventure, la grandezza del loro genio, sono state costantemente sminuite, dimenticate, in alcuni casi quasi cancellate.  Non meritano questa fine, anzi, le loro storie andrebbero divulgate il più possibile.  Ed è proprio questo l'obiettivo della nostra rubrica: in ogni numero presenteremo storie di donne coraggiose che hanno lottato fino in fondo per realizzare i propri sogni. Buona lettura!

 

Artemisia Gentileschi (1593- 1653)

Perché quando si parla di arte non si pensa mai alle donne? O meglio, si pensa alle donne in veste di muse ispiratrici, ma raramente come protagoniste. Le donne che hanno rivoluzionato l'arte non sono poche, ma rimangono comunque in netta minoranza rispetto agli uomini ed è per questo che quando parliamo d'arte ci vengono in mente soprattutto artisti. Questa minoranza, tuttavia, non è dovuta ad una mancanza di talento o ad una superiorità delle abilità maschili, ma piuttosto ad una mancanza di incoraggiamento, opportunità formative e riconoscimenti. Nelle società del passato, infatti, le donne avevano meno opportunità rispetto agli uomini. Venivano escluse dall'ambiente artistico, non potevano iscriversi alle accademie e nemmeno avvicinarsi alle grandi botteghe. In questo modo non riuscivano mai a mettersi alla prova ed esternare il loro talento. Le donne che si approcciavano all'arte erano per lo più appartenenti a famiglie di artisti illustri; un chiaro esempio è Artemisia Gentileschi, una delle più importanti pittrici italiane. A portarla sulla strada dell'arte fu proprio il padre Orazio (pittore anch'egli), che fin dalla tenera età le insegnò a disegnare, a impastare i colori e a dare lucentezza ai dipinti. Stimolata dall'ambiente artistico circostante ed influenzata dallo stile della scuola caravaggesca, a soli diciasette anni dipinse il suo primo capolavoro: Susanna e i Vecchioni. Artemisia era una donna dotata di forte personalità, il che le permise di affrontare non solo l'ambiente ostile del 1600, ma soprattutto un brutale episodio di violenza. La giovane pittrice, infatti, subì uno stupro da parte di Agostino Tassi, amico e collega del padre. Ed è a questo periodo che risale una delle sue opere più note in cui esprime tutta la rabbia e frustrazione: Giuditta che decapita Oloferne.

Un anno dopo quel feroce episodio, Artemisia ebbe la forza di esporre denuncia. Nel periodo storico in cui viveva però, una donna che denunciava un uomo di violenze era qualcosa di azzardato, al limite dello scandalo.  Ed in questo caso toccava alla vittima, in quanto donna, subire tutte le umiliazioni. Per ottenere giustizia, Artemisia dovette affrontare un processo spietato; venne torturata con la pratica dello schiacciamento delle dita e sottoposta ad una visita ginecologica che confermò la violenza subita. Un percorso mortificante, che la vede vittima per la seconda volta, al termine del quale, però, fu riconosciuta la colpevolezza del Tassi che venne esiliato da Roma. Anche Artemisia, tuttavia, dovette lasciare la città, a causa delle innumerevoli voci su quel processo senza precedenti; cercò così di ricostruirsi una reputazione altrove, da zero. Da quel momento Artemisia poté finalmente dedicarsi alla sua vera passione, la pittura.  Viaggiò in tutt'Europa e condivise la sua arte in ambienti culturali di spicco; primo fra tutti Firenze, dove venne accolta alla corte del granduca Cosimo II de Medici; qui conobbe figure di spicco come Galileo

Galilei e Michelangelo Buonarroti. Più tardi si stabilì a Napoli, dove trovò un ambiente ospitale e ricco di stimoli; qui morì nel 1953, lasciando un profondo segno nella storia dell'arte. Oggi Artemisia è considerata una vera e propria icona femminista grazie alla sua straordinaria forza interiore e alle sue opere che raccontano storie di donne coraggiose, capaci di lottare per non rinunciare alla libertà di se stesse.

 

JESSICA WATSON (1993)

Immaginate di dover circumnavigare il globo da soli, in mare aperto, senza poter toccare terra ferma per mesi; sembrerebbe una pazzia. Ma non per Jessica Watson, che a soli sedici anni ha deciso di sfidare se stessa e le opinioni di chi pensava che fosse impossibile. Nata e cresciuta in una famiglia da sempre amante del mare, Jessica matura la passione per la navigazione sin dalla tenera età. La madre le leggeva 'Lionheart: A journey of the Human Spirit' storia di Jesse Martin, il più giovane circumnavigatoredel globo; da qui nasce in lei il forte desiderio di superare questo record. Dopo aver stabilito quale rotta seguire, il 18 ottobre 2009, Jessica salpa dal porto di Sydney con la sua Ella's pink lady verso l'Oceano Pacifico. La giovane velista naviga per più 20.000 miglia senza scali e senza assistenza. Quest'impresa così coraggiosa, però, apre subito numerose critiche; Barry Tyler della rivista Pacific Motor Yacht scrive: “Come la maggioranza del mondo dei marinai, considero irresponsabile, arrogante e senza dubbio ignorante tentare una tale prodezza a un'età così giovane e con così poche esperienze di navigazione trans-oceanica”. Anche il presidente di Yachting Australia, espone i suoi dubbi su una mancata

esperienza di Jessica mentre Australian Childhood Foundation mette in dubbio la sua maturità. Nonostante ciò, Jessica realizza il suo sogno e dopo sei lunghi mesi ritorna a casa vittoriosa: “Volevo mettere alla prova me stessa e realizzare qualcosa di cui essere orgogliosa. E sì, volevo ispirare la gente. Odiavo essere giudicata secondo il mio aspetto e secondo le aspettative degli altri su ciò che una ragazzina fosse in grado di fare. Ogni successo fuori di qui non è solo un mio successo, ma di tutti coloro che mi hanno dato tanto tempo e sforzi per aiutarmi ad arrivare fin qui”.

 

MALALA YOUSAFZAI (1997)

Nel 2018, il diritto all'istruzione sembra essere ancora un privilegio riservato esclusivamente ai paesi occidentali. In Pakistan e in altri paesi del Medio Oriente, dopo l'avvento del regime talebano, le donne non hanno più avuto alcun accesso alla cultura. Ritenute inferiori, sono state sottomesse e private della loro libertà. Malala Yousafzai è stata una delle poche ragazze ad avere la fortuna di ricevere l'istruzione direttamente dalla famiglia; ed è proprio grazie alle conoscenze acquisite che in Malala è nato il desiderio di rivoluzionare la società retrograda e violenta in cui viveva. Ha compreso l’importanza della parità e della

giustizia e, a soli tredici anni, ha iniziato una lunga e faticosa battaglia rivendicando apertamente i diritti e la libertà di tutte le donne del Pakistan. Si è sempre fatta sentire, senza timore. In un discorso del 2009, ad esempio, dice: 'Come osano talebani togliermi il diritto fondamentale all'istruzione?' Mostrarsi così forte e coraggiosa, però, ha subito attirato cattive attenzioni. Nell'ottobre 2012, infatti, Malala è stata gravemente ferita alla testa. Era sull'autobus insieme ai suoi compagni quando l'hanno sparata senza pietà. Atto atroce, rivendicato in seguito dal portavoce dei talebani che aggiunge   “la ragazza è simbolo degli infedeli e dell'oscenità”. Dopo aver passato un lungo periodo di convalescenza, Malala si è sorprendentemente ripresa. Da allora, la sua voce ha iniziato a diffondersi rapidamente in tutto il mondo. Nel 2013 è stata invitata dall'ONU a New York, dove ha lanciato un appello affinché si garantisse il diritto all'istruzione di bambine e bambini. Un anno dopo, il 10 ottobre 2014, è stata candidata al premio Nobel per la pace. Oggigiorno Malala rappresenta un raro esempio di umanità e vitalità, è stata capace di cambiare profondamente il suo futuro e continua a combattere attivamente per cambiare anche quello degli altri.

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