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La rivista scientifica “Nature” ha incluso la Costa d’Amalfi tra i 49 siti Unesco che saranno cancellati dall’innalzamento delle acque entro il 2100. Lo studio è stato portato avanti dai ricercatori dell'Università di Kiel in Germania, guidati dalla dottoressa Lena Reimann; gli accademici hanno raccolto i dati sulla base degli eventi alluvionali eccezionali, avvenuti prima del 2000, e sul livello di erosione delle nostre coste. Hanno quindi elaborato un indice di rischio, da cui si evince che le alte maree, in situazioni estreme come quelle che si verificheranno entro il 2100, avranno un’altezza di circa 1,5m. Ne deriveranno conseguenze di ambito economico e sociale, oltre che, ovviamente, paesaggistico. Tra meno di un secolo, quindi, non potremo godere più della bellezza millenaria di questi luoghi, poiché costretti a spostarci altrove a causa delle risposte della natura all’azione distruttiva dell’uomo. Gran parte degli studiosi ritiene che anche l’innalzamento delle acque sia una delle molteplici conseguenze del riscaldamento climatico.

Sebbene credessimo di conoscere a fondo l’argomento, dopo tanti accordi firmati e tanti dibattiti, nessuno, contemplando un paesaggio incantato come il nostro, si è mai soffermato a riflettere sul fatto che fra le conseguenze del riscaldamento climatico ci fosse la possibilità che questa bellezza giungerà presto al termine. Nonostante le prove scientifiche e le conseguenze già visibili, però, molti ritengono persino che il problema non esista: sono i sostenitori del cosiddetto “negazionismo climatico”. Ed è la dottoressa Simona Sacchi, psicologa sociale dell’Università Milano Bicocca, a spiegare che questo orientamento di pensiero dipende direttamente dal funzionamento del nostro cervello. Noi uomini, infatti, ci mettiamo in moto solo quando il problema inizia a costituire un reale pericolo, dalle conseguenze imminenti. Come spiega il neuroeconomista della University of Southern California, Sandro Coricelli, il cambiamento climatico si presenta, invece, come una minaccia lontana in termini di distanza nello spazio e nel tempo, invita alla “procrastinazione” (termine che per noi studenti è il primo sul dizionario) e fa sì che guardiamo ai nostri bisogni immediati, come lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili, e non alle ricompense future o alle conseguenze a lungo termine. Coricelli, inoltre, fornisce come ulteriore causa del negazionismo climatico la convinzione che la responsabilità nell’agire sia esclusivamente delle Istituzioni e degli Organi di potere, poiché noi singoli individui crediamo di non poter contrastare un problema globale come il riscaldamento del pianeta. Questa concezione è sbagliata, poiché ogni nostro piccolo gesto, anche differenziare i rifiuti o utilizzare meno plastica monouso, può contribuire a rallentare le conseguenze dei fenomeni estremi, quali le inondazioni e i violentissimi alluvioni che sconvolgono le nostre coste e buona parte dell’Est asiatico.

È necessario, quindi, che tutti facciamo la nostra parte nei rispettivi piccoli paesi, così da salvaguardare gli splendidi paesaggi che ammiriamo tutti i giorni, la cui bellezza, a causa dell’egoismo dell’uomo, rischia di scomparire. “Il minimo battito d'ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo”. (The Butterfly Effect)

 

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